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Stele di L. Papirius P. f. Bitiro, da Mombasiglio
Stele di L. Papirius P. f. Bitiro, da Mombasiglio
Marmo verdognolo. Alt. m. O,65; larg. 0,36; spess. 0,17. Superf. abrasa e coperta di incrostazioni.
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Descrizione
La stele è molto grezza; lo specchio con l’iscrizione è privo di cornice, mentre il timpano triangolare è delimitato da un semplice listello lungo gli spioventi. I triangoli frontonali presentano superiormente un taglio obliquo, peraltro non parallelo ai lati del timpano, e contengono una rosetta rozzamente scolpita.
La decorazione è limitata agli angoli frontonali, è assolutamente priva di riferimenti utili ad una definizione cronologica, per la quale ci si affida agli elementi offerti dall’epigrafe. Si sottolinea il singolare taglio obliquo dei triangoli frontonali, che la differenziano dalla pur simile stele di Bastia.
La sottostante iscrizione consiste in un breve testo di tre linee, inciso su piano scorniciato e redatto in lettere “quadrate”, di buona fattura, con solco abbastanza largo ed estremità apicate. La O sembra eseguita con compasso. Interpunzione a triangoli, applicati come di regola.
L(ucio) Papirio, / P(ubli) f(ilio), Pob(lilia tribù), /
Bitironi.
Il testo consiste nella semplice menzione, fatta in dativo di dedica, del defunto cui la stele si riferiva. Omessa ogni indicazione di dedicante. Il destinatario della stele presenta una onomastica trinominale, regolare dei cittadini romani, dove spicca il cognome, altrimenti sconosciuto, che è evidentemente di matrice indigena. La tribù Publilia, che si incontra in qualche altro documento proveniente dall’estremo territorio meridionale del Piemonte, dovrebbe essere quella dei cittadini di Albingaunum (Albenga), verso cui probabilmente questa zona gravitava. Il gentilizio Papirius, abbastanza diffuso in Cisalpina, ritorna significativamente in un’epigrafe di Vada Sabatia; in ambito piemontese è attestato a Gassino Torinese e a Novara.
La stele va probabilmente assegnata, considerando anche le caratteristiche paleografiche, al I sec. d.C.
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